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10 domande da fare assolutamente al pediatra sui vaccini

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La gente inizia ad aprire gli occhi sul problema dei vaccini pediatrici e l’industria farmaceutica risponde a tutti i livelli con un attacco massivo di propaganda mediatica, che addirittura invoca e predice interventi legislativi
su una disciplina che ha visto l’Italia essere per una volta all’avanguardia nel campo dei diritti civili. Il legislatore è infatti intervenuto con la legge 210/1992 per rispondere ad un bisogno emerso dopo centinaia di sentenze che hanno deliberato e accertato il danno scaturito dai vaccini pediatrici. E queste sentenze non sono state un “regalo” ai cittadini ma hanno un valore legislativo altissimo e sono delle certezze giuridiche da difendere a tutti i costi. In questo senso dobbiamo chiederci se possiamo considerarci “cittadini” o “sudditi” se lo Stato, in accordo con le maggiori multinazionali del farmaco, ci obbliga ad utilizzare, o meglio “testare” dei farmaci sui nostri bambini in età incredibilmente precoce. Ricordiamo che sono farmaci acquistati attraverso le nostre tasse e che quindi abbiamo tutto il diritto di saperne di più. Vediamo ad esempio in questo articolo come lo Stato Italiano sia stato lassista nel caso del ritiro di vaccini contaminati nel 2012: Visto che la legge affida al genitore la patria potestà, e quindi lo pone alla pari del pediatra o del medico preposto a tutelarne la salute, è nostro dovere informarci per poter effettuare la scelta che metta in primo piano un principio di precauzione proprio del buon padre di famiglia. Possiamo iniziare facendo queste 10 domande ai pediatri che ce ne suggeriscono vivamente la somministrazione ai 3 mesi: 1: “cosa c’è dentro un vaccino?” – accadrà spesso che il pediatra molto probabilmente non lo sa oppure dice che non e’ tenuto a saperlo. Questo non è ammissibile. Un professionista che lo somministra deve sapermi dire la composizione esatta del vaccino 2: “lei ha studiato le vaccinazioni?” – il pediatra non le studia perchè non e’ un esame di laurea. ad oggi non viene previsto l’esame di vaccinazione, ma ci sono solo alcune pagine all’interno di altri esame come quello di “Igiene”. Capiamo da soli come un argomento talmente vasto e complesso come quello dei vaccini non possa essere relegato a poche e sporadiche pagine per una ricerca scientifica degna di questo nome. 3 “i vaccini hanno effetti collaterali?” – Attendiamoci una risposta che tenderà a sminuire parlando delle solite febbri 4 “esistono i danni da vaccino?” – ci sono migliaia di casi documentati di danni sia sul breve che sul lungo periodo, dalle malattie autoimmuni ai vari tipi di allergie 5 “ci sono leggi sui danni?” – probabilmente ci dirà che non è tenuto a saperlo o che non fa l’avvocato 6 “ci sono studi sui danni da vaccino?” – ci sono migliaia di pagine ma il pediatra non ce ne parla perchè spesso si trincera dietro il dogma che ” i vaccini sono utili e vanno fatti “, 7 “conosce la farmacovigilanza?” – i dati della farmacovigilanza passiva parlano di reazioni avverse e danni da vaccini con questo dato: 1 su 258. Ma attraverso la farmacovigilanza attiva il dato arriva fino a 1 caso su 9 analizzati. 8 “lei percepisce incentivi per le vaccinazioni?” – è possibile che il pediatra inizi seriamente a vacillare su questa domanda, infatti la risposta è SI: ( vedasi nostro recente articolo e il “progetto SOLE”) 9 “i vaccini sono sperimentati?” in questo caso la risposta dovrebbe essere NO. Quello che si sta facendo di questi tempi dalle ASL è proprio una sperimentazione o test su un range osservativo ventennale sulla popolazione vaccinata. 10 “lei possiede foglietti illustrativi? li leggiamo insieme?” Quanto domandiamo è più che lecito. Se un professionista viene incentivato ad utilizzare un determinato farmaco sulla popolazione infantile, deve essere informato al 100% su tutto quello che riguarda la somministrazione e i potenziali effetti indesiderati o avversi. Non ci si può affidare al caso. Non vogliamo demonizzare i vaccini ne affermare che sarebbe meglio se fossero aboliti; stiamo ribadendo il diritto-dovere all’informazione e difendendo il diritto della libertà di cura. Ci sembra assurdo un protocollo che imponga alle famiglie il vaccino esavalente a 3 mesi senza neanche effettuare una visita accurata pre-somministrazione che le ASL sarebbero obbligate ad effettuare. Ricordiamo solo un dato: con l’esavalente viene somministrata 38 volte una quantità potenziale di alluminio tale per causare una encefalopatia. Queste poche righe chiaramente non esauriscono l’argomento; possiamo auspicarci un futuro dove ogni bambino sarà trattato come singola persona e non come dato statistico, e prima delle vaccinazioni sia costruita una sua storia sanitaria personale, e vengano soppesati tutti i pro e i contro di ogni singolo vaccino a seconda dell’età in cui si somministra?

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